domenica 20 aprile 2008

Val Venosta



Sto percorrendo la statale della Val Venosta. Vengo avvolta da verde e mele, e spruzzi d'acqua, vengo circondata dalle fontane d'acqua e dal profumo dello speck.La gente di questa valle non e' scostante, ma nemmeno aperta.Arrivo nella mia nuova casa della vacanza, tutta di legno che sa di montagna e di gelo invernale,devo persino abbassare la testa per andare in cucina: il legno sembra avvolgere tutta la mia voglia di evasione, di camminare, di respirare. Il verde di questa valle, di tutte le valli intorno mi acceca e decido di buttarmici a capofitto.Esco a camminare e mi accorgo che potrei consumare i miei piedi per queste strade grandi e piccole, per sentieri e salite, mentre un bue mi guarda e pensa solo a masticare il suo fieno. I piedi mi fanno male, vorrei immergerli nell'acqua gelida del lago Resia, mentre guardo spuntare dal nulla il campanile della vecchia Curon, simbolo dell'astio e della ricerca di autonomia di chi ha duramente lavorato e ha perso tutto.Nella sera ventosa della valle scende il silenzio e la solitudine, solamente attraversato dal rombo di un lontano autocarro diretto verso il caldo.